EPISODIO PILOTA –titolo provvisorio:

IL RIFLESSO BLU DELLA LAGUNA – PARTE PRIMA

i nomi tra parentesi prima del pezzo, indicano l'autore del pezzo stesso.....

(comandante)

Come la maggior parte degli alphani della nuova generazione nati e cresciuti sulla luna, Heinrich si muoveva con disinvoltura nella ridotta gravità della superficie lunare.

Il piccolo luna rover giallo era a poca distanza, vagamente abbagliato da quell'alba lunare bluastra.

Da qualche settimana, infatti, la luna si stava avvicinando, nella sua lenta ed inesorabile odissea spaziale, a quella stella dall'inquietante luce fredda.

Jaeger ne aproffittava, nelle sue poche ore libere, per raccogliere alcuni minerali per rinfoltire la sua piccola collezione.

Dopotutto, per ora, la stella sconosciuta non rappresentava una grossa minaccia, essendo ancora molto lontana dalla luna.

Heinrich staccò con un piccolo utensile, simile ad uno scalpello, un altro pezzetto di roccia e poi fece un elegante balzo in direzione del rover: per oggi aveva raccolto abbastanza chili di pietre.

Ad un tratto un’ombra oscurò il suo specchio visivo e fece fuggire la poca luce che stava avanzando.

Jaeger guardò in alto: l’enorme Aquila da trasporto era la colpevole di quell'improvvisa eclisse.

-Sto rientrando! - Disse una voce, nella radio del suo casco.

(Riggs)

Il vuoto.

Il freddo, buio, vuoto siderale che circondava l'Aquila, sembrava una entità viva che premeva con la sua forza contro le paratie dello scafo. Alexander poteva sentire ogni centimetro della nave ai suoi comandi, fremere e resistere alla forza che il vuoto attorno ad essa esercitava. Davanti a lui, stelle ed ancora stelle. Erano centinaia, forse migliaia, ed erano le stesse che aveva visto ieri, ed il giorno prima e quello prima ancora; ma sapeva che quella, in fondo, era solo un'illusione. Lui era un viaggiatore tra i viaggiatori, mentre dai piccoli finestrini della sua cabina di pilotaggio, guidava la sua nave verso la destinazione finale. Anche questo volo di ricognizione era finito, per oggi.

Le cinture di sicurezza lo tenevano saldamente legato al proprio posto, lasciando un leggero segno sulla sua uniforme di volo. Odiava indossare la tuta per l'attività extraveicolare. Lo faceva sentire a disagio e impacciato, mentre lui amava sentirsi libero e muoversi autonomamente. Spesso si era trovato a dover discutere con il Comandante della base di questa suo ‘necessità e finora non erano mai arrivati ad un punto di incontro. Del resto, erano in certi sensi uguali di carattere e ogni qualvolta si scontravano su qualcosa il risultato era scontato: diverbio totale. Però era anche vero che Alexander rispettava i suoi giudizi e che lo ammirava come persona.

Jaeger comandava sulla Base Lunare Alpha ma, era altrettanto vero che una volta che Alexander sedeva ai comandi dell'Aquila, era lui a comandare. E Alex sceglieva secondo il proprio metro di misura. ‘Chi non risica non rosica’ si ripetava sempre, e mica per nulla era diventato il Capo Squadriglia Aquila. Il posto se lo era meritato, in tutti i modi.

I suoi pensieri vennero interrotti, mentre la fredda luce bluastra della stella alle spalle dell'Aquila illuminava di un tetro ed inquietante bagliore la superficie di un planetoide che sembrava vagare senza meta, nel vuoto dello spazio.

- Eccoci a casa - sussurrò a bassa voce. Ed in effetti aveva ragione.

Quella, la Base Lunare Alpha, era la propria casa, il luogo dove era nato e cresciuto. Non aveva mai visto la Terra se non nei filmati conservati nella memoria del computer di Alfa, lui era uno dei nati della nuova generazione di alphani. La mamma ne parlava sempre, di quanto fosse bella la Terra, e anche lei solo per sentito dire dalle generazioni precedenti. Alex sapeva che, a parte un miracolo, non sarebbe mai riuscito a vederla e forse questo non gli dispiaceva poi tanto.

La’ fuori, sulla superficie del planetoide roccioso e privo di atmosfera, poteva scorgere le luci fotovoltaiche che illuminavano le piattaforme di atterraggio e le luci degli oblò della Base Alpha, dove i suoi compagni lo attendevano. Alexander manovrò la nave verso una delle piattaforme che iniziava a scorgere davanti a lui e diede manetta ai propulsori che immediatamente spinsero in avanti con decisione l'Aquila. Sotto di lui sentiva il rombo dei motori farsi avanti, e la forza d'accelerazione spingergli il peso contro lo schienale.

- Base Alpha ad Aquila 4 - disse una voce femminile dall'interfono di comunicazione.

- Qui Aquila 4, dite Alpha - rispose Alexander.

- Aquila 4, il tuo vettore di avvicinamento alla piattaforma di atterraggio 7 è troppo basso... riprendi quota e fai rotta per zero, sei, zero: iniziamo la salita dalla piattaforma 3 - rispose la voce, che proveniva dalla sala controllo di Alpha.

- Negativo Alpha, mantengo rotta per zero, zero, tre, inclinazione -20_... la piattaforma numero 7 va benissimo – disse, portando lo sguardo fuori dai finestrini, vedendo la piattaforma 7 illuminata avvicinarsi sempre di più tra gli spuntoni rocciosi della sommità del cratere.

- Aquila 4, se precedi su questo vettore, andrai a schiantarti sul bordo del cratere, e dovremo mandare fuori un lunalander a prenderti e un'Aquila di recupero a trainare i rottami di quella che stai pilotando ora – rispose nuovamente la voce, stavolta con un tono irritato.

- Sei Samantha Carter, vero? - chiese Alexander.

- Esatto, Aquila 4. Ora imposta la rotta zero, sei, zero e punta verso la piattaforma 3 - insistette Samantha.

- Rilassati, Samantha! Prosegui sul mio vettore iniziale e manda Paul ad aspettarmi – rise Alex, mentre spingeva ancora verso il basso i comandi dell'Aquila, la quale cabrava verso la superficie lunare, accelerando.

Samantha si appoggiò pesantemente allo schienale della propria poltroncina, nella sala comando di Alpha.

- Lo sai che è inutile, vero, Alexander? Questo non far‡ di certo aumentare la mia considerazione che ho di te.... se vuoi fare il macho fallo pure.... scommetto che veniamo a prenderti tra i rottami!

- Aggiudicato, Samantha - rispose Alexander - se mi schianto, vinci tu e allora io non ti stresserò più; ma se vinco io, tu dovrai accettare il mio invito a cena.

- Va bene... te la sei cercata.... ho già praticamente vinto - replicò Samantha, ridendo. Era praticamente impossibile che con quell'inclinazione e quella velocità Alexander potesse evitare l'impatto con il bordo del cratere. La ragazza spinse leggermente indietro la sedia dalla consolle e si sgranchì le gambe e le mani, fissando poi la collega al suo fianco.

- Se perde, non ti secca se al posto tuo ci esco io ? – chiese Elaine.

- Figurati! Puoi iniziare a preparati.... hai un appuntamento stasera - e sorrise - tanto rottama anche questa.... e questo mese fanno 2 in totale!

- Io scommetto che ce la fa.... anche se gioco contro i miei stessi interessi - rispose la ragazza al fianco di Samantha.

- Aggiudicato - disse Sam, entusiasta: adorava le scommesse - chi perde, offre da bere per una settimana?- Chiese infine.

- Aggiudicato - rispose Elaine - intanto io avviso Paul di andare alla piattaforma 7 e di prepararsi ad un eventuale recupero di emergenza .

- Fai bene. - Sorrise Samantha

L'Aquila di Alexander puntava decisa verso il basso, in direzione della piattaforma di atterraggio. La velocità lo bloccava contro lo schienale e gli premeva su tutto il corpo. Amava quella sensazione e la scarica di adrenalina che ne scaturiva. Mise la mano sui controlli dei propulsori e mise il comando in posizione di arresto.

Immediatamente i motori che imprimevano la spinta in avanti alla navetta si spensero, lasciando che l'Aquila venisse catturata dalla forza di gravità della luna.

Con uno sguardo agli indicatori vide l'orizzonte artificiale di volo calare velocemente mentre la quota diminuiva nello stesso modo. Le cime del cratere nascosero la visuale della piattaforma, mentre i dispositivi di allarme automatico, iniziarono a suonare, per l'imminente impatto con la dura roccia.

Alexander inspirò profondamente, poi contò fino a tre. Allo scadere dei tre secondi, tirò il controllo dei propulsori verso di sé. Da quelli frontali, i motori eruttarono tutta la loro potenza, mentre l'Aquila frenava la caduta verso la fredda roccia lunare. Poi diede potenza ai propulsori verticali di decollo e, dopo aver tirato verso di sé la cloche di comando, spinse completamente in avanti la manetta di quelli orizzontali.

L'accelerazione fu tale che espirò di colpo tutta l'aria che aveva nei polmoni, si ritrovò schiacciato contro lo schienale: sentiva le cinture di sicurezza tendersi contro l'uniforme. L'Aquila puntò decisa verso l'alto, avvicinandosi al bordo del cratere. Dalla cabina, la vista della roccia che formava il bordo frastagliato del cratere che ospitava le piattaforme di atterraggio, fu improvvisamente sostituita dalla rassicurante illuminazione delle segnalazioni di atterraggio. Solo i carrelli di atterraggio sfregarono la roccia, graffiandone la superficie ma senza causare danni. Al massimo avrebbe dovuto riverniciarle e sostituire qualche placca di protezione. Non male, al confronto di quello che sperava Samantha. Alexander sorrise. Aveva vinto, e sapeva benissimo che Samantha odiava perdere.

- Aquila 4 inizia fase di atterraggio alla piattaforma 7. – Comunicò.

- Ricevuto, Alexander. – Rispose, stavolta, una voce maschile.

- Ciao Paul, tutto ok ? - Chiese Alexander.

- Si tutto ok, ma mi avevano anticipato che sarei dovuto uscire a recuperarti tra i rottami di Aquila 4.....

- Già, a qualcuno la scommessa Ë andata male. - Disse Alex, ridendo.

- Ti aspetto alla fine del corridoio di sbarco.

- Ok, Paul, arrivo tra un attimo.

Alexander fermò Aquila 4 esattamente sulla perpendicolare della piattaforma e, operando con delicatezza, fece appoggiare dolcemente e delicatamente la navetta sulla superficie metallica della piattaforma. Una volta spenti i propulsori, si slacciò la cintura di sicurezza e mentre ancora la propria poltroncina di volo indietreggiava, uscì dalla cabina dell'Aquila, fermandosi davanti al portello di sbarco.

Quando attivò il comando, la porta di sicurezza si aprì contemporaneamente a quella di sbarco, mentre davanti a lui, a circa metà del corridoio di collegamento, vedeva giungere Paul sorridente.

- Che si fa? - Chiese Paul.

- Si va a bere qualcosa - rispose Alexander - e a ritirare il premio della scommessa...

(comandante)

Jaeger era appena risalito sul luna lander giallo, col quale aveva terminato la sua passeggiata lunare, alla ricerca di cristalli e rocce per la sua collezione.

L'Aquila che un istante prima lo aveva sorvolato, aveva iniziato una manovra di rientro particolarmente bizzarra, in effetti si era messa a ronzare sopra il cratere e vicino al punto in cui Heinrich aveva

lasciato il veicolo di superficie.

‘Scommetto la Terra che quello è Riggs che cerca di farsi notare dalle ragazze del centro di comando! Giuro che se fa una sola riga a quel trasporto....’

Proprio in quel momento l'Aquila, dopo l'ennesima virata azzardata, sfiorò il bordo del cratere oltre il quale si trovava, al riparo da una delle piattaforme d'atterraggio.

- RIGGS! - Gridò stizzito Jaeger a sé stesso mentre alzava lo sguardo verso il bordo del cratere, agitando anche un pugno nel nulla.

L'ultimo riflesso dei getti propulsivi dell'Aquila si specchiò sulla visiera nera parasole, prima di celarsi dietro alla cresta rocciosa.

Una piccola ma preoccupante slavina di pietre grigie iniziò a precipitare, rotolando con inquietante rapidità verso il minusculo luna rover di Jaeger.

Il piccolo veicolo giallo correva a tutta velocità, lasciandosi alle spalle solo due strisce scure nella sabbia, da milioni di anni immota ,della superficie lunare, mentre la cascata di rocce tentava di raggiungerlo.

Il grosso della valanga rimase presto distanziato, tuttavia una grandinata di sassolini non troppo piccoli investì Heinrich sul casco, in modo innocuo ma doloroso.

- RIGGS, SEI UN GRAN FIGLIO DI PUTTANA! - Gridò Jaeger, in preda ad un eccesso di rabbia momentanea.

(Samantha)

Samantha era furiosa. Oh, non perchè avrebbe dovuto pagare da bere per una settimana a Elaine, quella ragazza le era simpatica e le scommesse erano scommesse. Certo, non le capitava spesso di perderle ma.... aver perso l'altra, ecco, quello proprio non le andava giù. Elaine la guardò intristita e Sam le sorrise:

- Ehi! Perchè quella faccia, hai vinto, no?

- Avrei preferito... lascia stare.

- Ah, ti riferisci alla cena? Non ti preoccupare, mia cara, ho intenzione di fargliela vedere io, a quello sbruffone...

Elaine aggrottò la fronte. Samantha scoppiò a ridere.

- Non te lo strapazzerò troppo, il tuo pilota, non temere. Voglio solo... ucciderlo?

Anche Elaine rise, rispondendo:

- Scherzi, vero?

- C'è da chiederlo? Quando avrò finito con lui, potrai raccogliere i pezzi, promesso.

Le strizzò l'occhio e uscì dalla sala comando. Aveva finito il suo turno e aveva un piano da escogitare. Avrebbe voluto andare a scolarsi una bottiglia, ma sapeva che al bar avrebbe trovato Alex. No, prima doveva calmarsi e pensare a qualcosa.

Entrò nel suo alloggio e fece per dirigersi nella sua camera. Suo padre la vide e riconobbe lo sguardo.

- Qualcuno sta per passare un brutto quarto d'ora?

Chiese, col tono ironico.

- Avresti dovuto essere in sala comando, pa'. Piloti! Che brutta razza! Senza offesa per i presenti, eh?

- Successo qualcosa di interessante?

Domandò Oliver, incuriosito.

- Vallo a chiedere a Riggs. Ha rischiato di perdere la seconda Aquila in un mese e solo per ... lasciamo perdere!

Entrata in camera notò che, come al solito, Amanda era sdraiata sul letto, con lo sguardo al soffitto.

Quando vide sua sorella entrare come una furia, le concesse un sorriso.

- Sembri un toro inferocito. Cosa c'è?

Samantha la guardò con affetto e le raccontò l'accaduto.

- Amy cara, avrei bisogno di un favore.

- Di che si tratta?

Amanda la guardò ingrugnita.... il suo solito sguardo, insomma.

- Ho bisogno della ricetta dell'Orgòn....

- Stai male?

- No.... ma....

'E ora come gliela spiego?'

- Cara sorellina....

- Non mi piace quando cominci con i vezzeggiativi.... stai per fregarmi, lo sento.

- Moi? E dai.... volevo solo portare qualcosa di .... esplosivo alla cena, tutto qui.

- Ma non sei arrabbiata con lui?

- Beh, una cena è una cena.... potrò sopportare una cena, no?

- Ah, se la metti così.... dunque, hai da scrivere?

- Sono pronta.

- Peperoncino carachegno...

- EH?!?! Pepe.... che?

- Non mi interrompere, ok? Tu scrivi e basta. Dove ero rimasta? Ah, sì, al peperoncino.... poi, concentrato d'ostrica, tiroide di aragosta e.... tanto, ma tanto, cemento armato.

Samantha degluttì. Dove diavolo l'avrebbe trovato, il cemento armato, su Alpha? Ringraziò la sorella e si fiondò fuori, doveva raggiungere il laboratorio scientifico al più presto. Lungo il corridoio, una voce a lei nota l'apostrofò:

- Uhm, pare che la nostra bookmaker abbia perso una scommessa, oggi!

Samantha si bloccò e si voltò verso l'uomo.

- Jack, se hai intenzione di insultarmi, come al solito, vedi di andare al diavolo, che non è aria, ok?

L'uomo sorrise.

- Ok, ok.... solo un'ultima cosa.... buon appetito!

E scomparve dietro l'angolo. Samantha alzò gli occhi e grugnì un 'UOMINI!', continuando il suo cammino. Mille pensieri l'assillavano:

'Potrò cambiare qualcosa, in quella maledetta ricetta, no? Il peperoncino non dovrà per forza essere carachegno. Poi, al posto del concentrato d'ostrica.... avremo qualcosa di simile su Alpha... la tiroide di aragosta.... sarà chimicamente riproducibile?.... Mi preoccupa molto il cemento armato. Amy ha detto tanto.... ma tanto quanto?’

(Cody)

Cody era cosi' impegnato a correre, che quasi non si accorse di sua madre che stava uscendo dal laboratorio.

- Ehi, stai atten... Ah sei tu, Cody.

- Ciao Ma, come stai?

Cody era sudato fradicio e sua madre non potè non notarlo... e non farlo notare anche a lui.

- Io bene, e tu? Attento a non sudare troppo. Non vorrei che ti prendessi un malanno.

La solita. Non perdeva mai occasione per prendersi cura del suo ‘frugoletto’, come lo chiamava lei, anche se ormai aveva 27 anni, viveva da solo, era primo assistente del responsabile della sezione scientifica, e... beh... poteva sembrare tutto tranne che un ‘frugoletto’

Era meglio non mettersi a discutere. Sembrava molto provata.

- Si mamma, non preoccuparti, starò attento. Piuttosto, come vanno le nuove colture?

Sua madre si scurì subito in volto e Cody si morse un labbro, capendo di aver tastato un punto dolente.

- Come vuoi che vadano. I soliti problemi: l'acqua, i test, la luce. Insomma, ci vorranno mesi per tirar fuori qualcosa di buono.

- Ok, ma tu sei la migliore, mamma e vedrai che ci riuscirai. - Le fece l'occhiolino. Sua madre sorrise e, spingendolo via, disse:

- Oh, Cody, sempre ad adularmi. Corri a farti una doccia, ora, o farai tardi per il tuo turno.

Cody le diede un bacio sulla guancia che sua madre ricambiò con uno sulla fronte, come faceva ogni volta da quando aveva si e no 2 mesi.

- Ciao, allora. Vai a riposarti, capito?

- Si, si, ora vado. Ciao.

Cody riprese la sua corsa, diretto al suo appartamento, dove l'aspettava una bella sorpresa.

(dottoressa)

Althea era chiusa nel suo laboratorio medico e stava valutando le ultime analisi mediche compiute sugli alphani. Svolgeva il suo compito con molto scrupolo e senso di responsabilità (caratteristiche tipiche del ruolo che ricopre su Base Alpha, ma dovute anche anche alle sue, lontane, origini tedesche); infatti da lei dipendono la buona salute e la possibilità di sconfiggere le malattie che potrebbero colpire la nuova generazione di alphani.

La sua attenzione venne destata dall'improvviso aprirsi della porta:

- Teufel! Che accade? – Disse, scattando in piedi. In seguito i suoi occhi realizzarono il ‘colpevole’ di quell'intrusione nel suo laboratorio e la sorpresa fu grande. Si trattava dell'unica persona, su tutta Base Alpha, che non aveva ultimato i tests!

Con un sorriso diabolico sul volto, Althea si rivolse al suo ospite:

- Guten morgen, Samantha, qual buon vento ti spinge fino a qui? No, non dirmelo, l'ho capito da sola: vuoi finalmente portare a termine la routine di esami ematochimici che ti avevo chiesto di fare... tre mesi fa, vero?

L'analista dati le rispose quasi sussurrando le parole:

- Buongiorno dr. Rosenkreutz, non Ë esattamente quello, il motivo della mia visita.

Il medico replicò:

- No?... Allora dimmi, esponimi il tuo problema: se è di mia competenza, farò il possibile per risolverlo... ma avvicinati, fatti vedere. Himmel, che brutta cera! Sei una maschera di rabbia e di agitazione... non dirmi che ti sei scontrata di nuovo con Jack! Mi sa che dovrò chiamarti Mayo per un consulto!

Disse la Rosenkreutz, avvicinandosi ad uno dei monitor collegati all'intercom della Base.

- No dottoressa! Non è il caso... - replicò Sam con un pò di trepidazione nella voce - il motivo della mia visita è chiedere, se fosse possibile, la replica di una ... tiroide di aragosta!

Althea, di fronte a quella richiesta (un po’ strana a dire il vero, ma lei era abituata a non arrendersi mai, anche davanti alle cose più difficili da affrontare) le rispose:

- Mein Gott! La tiroide di aragosta... Sì, si può fare con le giuste dosi di ormoni, ma... perchè, a che ti serve?

Samantha le disse piuttosto sbrigativamente:

- E' una storia lunga e non sono dell'umore adatto ad esplicarla... piuttosto mi dica quando il preparato

sarà pronto, così verrò a ritirarlo.

La dottoressa la stoppò perentoriamente:

- Halt... un momento, io posso anche darti la composizione ormonale esatta per riprodurre la tiroide d'aragosta, ma tu dovrai sottoporti a tutti i tests che ancora non hai fatto... e non accetto repliche. E' la mia ultima parola: prendere o lasciare!

Le disse la dottoressa con tono battagliero. Samantha le rispose più timidamente:

- Ok, fatemi tutto cio che volete.

Althea, con un tono di palese soddisfazione nella voce, concluse:

- Gut! Così si ragiona. Dunque, mettiamoci all'opera... CARMEN! Vieni, presto, che abbiamo del lavoro urgente da fare, schnell, schnell...’.

CONTINUA

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